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Il
Pampalù visto da Est; ripetitori e vegetazione nascondono ciò che
resta del forte
Vista
da Ovest; anche da qui non c'è modo di distinguere le opere ben
celate tra la vegetazione |
Le
immagini:
Ingresso opera
Caserma comando
Piazzole cannoni
Muraglia Est
I resti del forte Pampalù, ricordato da un
vecchio canto degli alpini, si trovano sul monte Pampalù
a m. 1.600 sulle pendici S-Ovest del massiccio del
Rocciamelone, raggiungibile dalla strada
Susa-Reposa. La posizione strategica e
panoramica, a picco sulla città di
Susa,
aveva un ampio campo di tiro che spaziava tutta la
Val Cenischia fino all'imbocco del valico del
Moncenisio, offrendo pieno
controllo della strada Napoleonica che da Susa
tramite il Molaretto e Bar cenisio conduceva alla frontiera.
Eventuali infiltrazioni nemiche sarebbero state contrastate prima
dell'arrivo a Susa.
Le batterie Pampalù coadiuvate dall'opera
inferiore e dalle
batterie Paradiso furono edificate nel 1891 quando la paura della Francia
imponeva un secondo sistema difensivo arretrato situato alle spalle
delle massicce
fortezze del valico del
Moncenisio. L'opera disarmata
nel 1921, durante la seconda guerra mondiale fu ri-armata con una
batteria dotata di quattro cannoni presidiati
dalla Gaf, la "Guardia alla Frontiera", un corpo composto da
finanzieri che portavano il cappello alpino, ma
senza la tipica penna nera.
Nell'agosto 1920, il presidio militare di Susa autorizzò l'utilizzo
delle
teleferiche militari sul Rocciamelone per favorire le operazioni a scopo "civile" di trasporto sulla
vetta dei materiali edili necessari
all'edificazione del
rifugio santuario.
Gli alpini del Pampalù fornirono un enorme contributo permettendo
di concludere il trasporto fino
a
Ca d'asti entro agosto tramite l'ausilio di
alcune squadre di ottimi soldati scelti.
Ora invase e conquistate dalla tecnologia per la
diffusione delle radio e tele comunicazioni le opere
del Pampalù si distinguono a malapena in mezzo a
tralicci, cavi, antenne, e come al solito immondizie.
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Panorama 360° dal monte Pampalù |
Ingresso
dell'opera (TOP) |
Il massiccio portone d'entrata dall'aspetto monumentale reca
ancora i resti della dicitura "Opera Pampalù" "Batteria superiore"
e la data in numeri romanici che purtroppo và
staccandosi di anno in anno.
Il portone era separato dall'esterno tramite un
ponte levatoio al di sopra di uno scavo perimetrale a difesa dei
muri di cinta.
All'interno si possono vedere ancora oggi
alcune incisioni sul pavimento lasciate dai soldati che
presidiarono l'opera
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Entrata monumentale |
Entrata da dentro |
Dall'interno in primavera |
Dall'interno in primavera |
Iscrizione sotto l'arco |
Iscrizione sotto l'arco |
Iscriz. sul muro laterale |
Iscrizione su una pietra |
Caserma vista da fuori |
Entrata da dentro |
Interni della caserma
(TOP) |
Visita all'interno della caserma che ospitava il personale di
stanza all'opera Pampalù.
La caserma era edificata su 2 piani fuori terra
ricavati nello sbancamento della roccia della montagna, in
posizione defilata.
Fornita di un ampio locale d'ingresso rifinito
con volta in mattone pieno di ottima fattura, la struttura non
dimostra la sua età,
tranne per gli asporti successivi dei solai e
pavimenti l'opera privata anche di tutti i servizi è in buone
condizioni generali e
porta molto bene i suoi anni anche senza
manutenzione dal secondo conflitto mondiale.
Le camerate al centro sono separate dal muro
esterno da uno stretto corridoio perimetrale che gira attorno su
tre lati, quattro
con l'entrata, rendendo l'ambiente isolato
dalla roccia e dal freddo.
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Entrando nella caserma |
Verso l'entrata |
Corridoio perimetrale |
Corridoio perimetrale |
Corridoio perimetrale |
Corridoio perimetrale |
Presa d'aria interna |
N° 36 entrata camerate |
Camerate su 2 piani |
Vista interna |
Monconi soletta |
Monconi soletta |
Pavimento asportato |
Foro soffitto per stufa |
Scavo interrotto |
Le piazzole
per i
cannoni e le riservette
(TOP) |
Un ultimo piccolo
tratto di strada separa la caserma dalle batterie vere e proprie
dove sono ancora visibili le piazzole che
ospitavano i cannoni e le relative riservette
talvolta occupate dagli impianti ripetitori per le
telecomunicazioni.
Chissà che avrebbero pensato i comandanti
dell'epoca se avessero saputo che un giorno sarebbero stati invasi
dalla tecnologia
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Tra caserma e batterie |
ruderi |
Le piazzole dei cannoni |
Una piazzola |
Altra piazzola |
Piazzole da Ovest |
Iscrizione sul muro |
Riservetta occupata |
Riservetta num° 47 |
Incisione "n° 47" |
Chi visita queste opere, o si avvicina anche solo per una
passeggiata un pic-nic o escursione è bene che non lasci
tracce del suo passaggio e che non
asporti il poco che rimane.
Inoltre è sempre bene ricordare la pericolosità
di queste opere prive di manutenzione dal secondo conflitto
mondiale.
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Interni riservetta n° 47 |
Interni riservetta n° 47 |
Verso l'entrata n° 40 |
Entrata ostruita dai pali |
Num. 40 sopra l'accesso |
Interni riservetta n° 40 |
Interni riservetta n° 40 |
Vista dal piazzale |
Accesso riservetta |
Accesso riservetta |
Interni |
Interni |
Altri locali verso Est |
Entrata riservetta |
Interni riservetta |
Locali riutilizzati |
Riservetta ripetitore |
Incisione "Riservetta" |
Invasione di ripetirori |
Susa vista da Pampalù |
Il muraglione
perimetrale Est con i resti di un baraccamento
(TOP) |
Muraglia verso Nord |
Muraglia verso Nord |
Entrata secondaria |
Vista interna entrata 2° |
Particolare della chiusura |
Interno entrata 2° |
Incisione su pietra |
Spigolo muro N-Est |
Resti posto di guardia |
Vista da S-Ovest |
Finestra |
Resti dei muro a secco |
Resti entrata |
Vista da Nord |
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